REGIONE LAZIO - PRIMA SEDUTA DEL NUOVO CONSIGLIO REGIONALE

Pubblichiamo alcuni stralci del discorso del nuovo Governatore del Lazio in occasione della prima assise


CONSIGLIO LAZIO, PRESIDENTE ZINGARETTI: “DAI CITTADINI LA CHIARA RICHIESTA DI CAMBIAMENTO”

 

"Questo sarà il luogo del confronto. Il Consiglio Regionale deve tornare ad essere la casa dei cittadini. Una Istituzione aperta ai cittadini e trasparente. Un Consiglio che mette al centro della sua azione il tema della sobrietà e della responsabilità. Una sfida innanzitutto etica per riaffermare, contro ogni degenerazione, che la politica non è carriera, ma è servizio". E' quanto ha affermato nel corso del proprio intervento il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, parlando all'aula della Pisana in occasione della prima seduta della X legislatura. Un discorso lungo ed articolato che ha ripercorso i temi chiave del programma di governo. 

“Sappiamo perché oggi siamo qui e la sfida che ci attende”, così ha esordito il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti rivolgendosi all’Aula del Consiglio regionale. “Quest’Assemblea si svolge in un momento complesso e difficile per il nostro Paese. Un passaggio inedito e carico di incertezze nel quale le difficoltà dell’economia e le crescenti aree di sofferenza sociale rischiano di essere accresciute dalla fragilità del quadro politico e istituzionale. C’è una domanda di risposte concrete, di sicurezza, di speranza che rischia di rimanere inevasa. E c’è - da parte dei cittadini del Lazio, ma non solo - una richiesta di cambiamento e un attesa che riguarda sicuramente anche le scelte di questo ente, il suo ritorno in campo come attore pienamente legittimato dopo una crisi che ne ha minato la credibilità e dopo mesi di stallo che ne hanno frenato l’azione. E’ una situazione oggettiva, che chiama in causa tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione. E che ci impone di aprire una fase nuova. Per questo, anche nel corso delle scorse settimane, ho parlato di una legislatura costituente. Non per ventilare il ricorso a trattative ed alchimie politiche, ma per sottolineare l’eccezionalità di una situazione che chiama tutti a uno sforzo di responsabilità, ciascuno dalle sue posizioni. Abbiamo alle spalle una campagna elettorale certamente intensa e per certi versi dura, nella quale si sono confrontate visioni e proposte anche radicalmente diverse, ma sempre con un limite per me invalicabile: avversari sì, nemici mai. Un principio che deve valere sempre, a partire dallo stile, dal linguaggio, dai comportamenti individuali. 

Cambiare il modo di lavorare della Regione.

“La prima direttrice di innovazione sarà quella di cambiare radicalmente il modo di lavorare della Regione, perché un’amministrazione che funziona è la condizione indispensabile per attuare politiche efficaci e incisive. Quella che abbiamo in mente è una Regione più accessibile perché più leggera. Una Regione che torna a svolgere la sua vera funzione. Pianificare, programmare, fare leggi. Vogliamo cambiare il rapporto con gli altri enti locali su un principio fondamentale: più collaborazione e meno conflittualità. Non vogliamo una Regione che fa tutto. Vogliamo una Regione che non ha paura di delegare ad altri livelli compiti di gestione e risorse, perché garantita dal rafforzamento della sua capacità di guida pianificazione, programmazione e indirizzo legislativo. Non dimentichiamo che siamo dentro un processo di innovazione della governance pubblica che, forse, è proceduto troppo a strappi, ma, di sicuro, quello che non possiamo permetterci è la confusione, l’immobilismo, la difesa di rendite di posizione. Anche per questo, mi incontrerò al più presto con il Sindaco di Roma Capitale, così come i presidenti e i commissari di tutte le Province, per verificare la possibilità di rilanciare e chiarificare il processo riformatore che si è arenato negli ultimi mesi e affrontare i molti temi di governo comuni. Per provare a costruire, insieme al consiglio, una proposta organica di riforma degli assetti istituzionali, sapendo che su questo pesa l’incertezza del governo nazionale e il rischio di paralizzare l’iter avviato. Per migliorare il funzionamento del nostro ente, vogliamo riorganizzare e razionalizzare la macchina amministrativa e abbiamo già iniziato a farlo tagliando nella prima giunta le direzioni da 20 a 12, per combattere la moltiplicazione dei centri decisionali e delle poltrone, che genera più costi, confusione e opacità. Su questo andremo avanti, proponendo, proprio al consiglio, una totale riorganizzazione e semplificazione della struttura di governo. Vogliamo riconoscere e valorizzare il lavoro, la passione le competenze degli uomini e delle donne che lavorano nella Regione Lazio, ricostruendo e rendendo più forte, anche dentro questa amministrazione, un patto fondato sulla trasparenza, il merito, la capacità di dialogo e la fiducia reciproca. Confermo l’obiettivo di procedere a una razionalizzazione e riorganizzazione delle società delle agenzie e degli enti regionali, con un netto taglio dei Cda, perché tornino ad essere strumenti di innovazione e non semplici centri di spesa esterni all’amministrazione. Nei prossimi giorni avvieremo una specifica cabina di regia per l’innovazione, con l’obiettivo di arrivare entro sei mesi a una riorganizzazione complessiva della struttura regionale e della rete delle sue società che comporterà decine di milioni di euro di risparmi”.  

Innovare la spesa pubblica, con meno sprechi e più risorse

“Il secondo asse è quello dell’innovazione della spesa pubblica, seconda condizione indispensabile affinché gli obiettivi che indicheremo sui singoli temi siano credibili. In queste settimane abbiamo studiato con attenzione i due documenti ufficiali che fotografano lo stato attuale della Regione:

-           le valutazioni della Sezione regionale della Corte dei Conti sulla relazione di fine legislatura della Regione Lazio (febbraio 2013);

-           la relazione dei servizi ispettivi del MEF sulla Regione Lazio (dicembre 2012).

Sono documenti che evidenziano la gravità della situazione economico-finanziaria della Regione e l’inefficienza del suo sistema di gestione, segnato, come sottolinea il Mef, da «un persistente e significativo disequilibrio della gestione di competenza, al lordo ed al netto delle partite di giro e della movimentazione del debito». Un bilancio, cioè, fuori controllo. Con un disavanzo che la Corte dei Conti quantifica per il 2011 in 11,650 miliardi di euro, in ulteriore peggioramento rispetto al dato 2010, che era di 9,777miliardi di euro. C’è, in questo, un enorme ritardo della Regione nell’implementazione di strumenti di controllo e di analisi delle politiche pubbliche e dei relativi costi. La Corte dei Conti sottolinea «l’inidoneità o la non congruenza della documentazione contabile a fornire tutte le informazioni necessarie a dare spiegazioni alle operazioni gestionali". Un’opacità assolutamente inaccettabile, che comporta, si legge ancora nella relazione, “il sussistere di  una distorsione nel funzionamento del controllo di regolarità contabile, che deve essere corretta e superata». Quella che ci troviamo ad affrontare è, quindi, una situazione complessa che ci chiama ad una grande responsabilità. Non vogliamo farlo da soli, ma ricostruendo un dialogo franco, costante e costruttivo con il Governo, l’amministrazione statale, gli enti locali, gli organismi preposti al controllo e alla valutazione dell’azione amministrativa e di governo. Uno dei primi atti sarà l’Istituzione del Collegio dei Revisori, previsto dalla legge come organo di vigilanza sulla regolarità contabile. Nell’arco dei prossimi 12 mesi vogliamo gettare le fondamenta per promuovere un’innovazione strutturale della spesa pubblica della Regione Lazio, sulla base di un programma di azioni che uniscono due obiettivi: il risanamento e il miglioramento dei servizi offerti ai cittadini. Vogliamo dimostrare che esiste un’alternativa alla politica che alimenta una spesa fuori controllo e produce squilibri di bilancio, ma che esiste anche un’alternativa alla scorciatoia dei tagli lineari che smantellano i servizi essenziali e alla retorica di considerare tutto ciò che è pubblico come un peso da eliminare”.

Riaffermare il diritto alla salute

“Ovviamente, so bene che la condizione imprescindibile affinché ogni punto di questo programma sia realizzabile è affrontare e risolvere il grande tema della sanità, per chiudere la stagione dei tagli e riaffermare il diritto alla salute di ogni cittadino. Quel diritto fondamentale e troppo spesso bistrattato scritto nell’articolo 32 della Costituzione che faremo affiggere all’ingresso di tutte le sedi del sistema sanitario pubblico, perché rappresenta il punto di riferimento e il limite al quale ogni scelta politica deve guardare. Con la nomina a commissario per la sanità ricevuta nei giorni scorsi inizia il lavoro per dare al Lazio un modello di sanità, a partire da una Legge Quadro che vogliamo scrivere insieme a chi nella sanità opera quotidianamente. Vogliamo attuare una rivoluzione sulla base di due grandi obiettivi. Primo: lotta senza quartiere agli sprechi, alle irregolarità e alle ruberie, rendendo pubblici tutti i dati di bilancio, costruendo un efficace e oggettivo sistema di valutazione della gestione finanziaria e della qualità delle cure, tutto sotto gli occhi dei cittadini, e liberando il sistema delle nomine dal controllo della politica affidando la selezione dei migliori curricula ad una commissione esterna, per la quale, come annunciato, firmeremo a breve un protocollo con l’Agenas. Secondo: un nuovo sistema di sanità territoriale, per riportare l’assistenza e le cure vicino ai cittadini e affrontare lo squilibrio che oggi caratterizza il rapporto tra Roma e le province. E’ possibile farlo, perché è dimostrato che un sistema del genere a regime costa una percentuale minima del bilancio regionale e produce immensi risparmi decongestionando gli ospedali. Lo faremo mettendo in rete le centinaia di studi medici associati presenti nella nostra regione, e aprendo già nei prossimi mesi le prime Case della Salute, presidi ospedalieri del territorio attivi come punti di primo soccorso e cure rapide, centri specialistici e di analisi, porte di accesso ai servizi socio sanitari. Su questi obiettivi andremo fino in fondo. Perché in gioco ci sono le persone e le loro vite. E perché siamo convinti che sia questa l’unica via da percorrere per il risanamento, l’azzeramento del deficit e la chiusura della stagione commissariale. L’unica cosa che non vogliamo è che prima di azzerare il deficit si azzerino i servizi. Per questo, confermo la richiesta al governo di rivedere i criteri del piano di rientro: la sanità non può più vivere chiusa nella gabbia di parametri finanziari che non risolvono i problemi di bilancio e pregiudicano l’accesso ai percorsi di cura sui territori”.


La redazione (2013-03-26 09:39:19)